1 aprile 2008

laboratori 2008


16 dicembre 2007

AUGURI


Click sull'immagine

19 ottobre 2007

SEMIPROIBITI, artisti


mandracerrone http://mysticdriver.blogspot.com
Angelo Colangelo
Cecilia Falasca

SEMIPROIBITI


Labirinto in gioco, arte voce della natura
Antonio PICARIELLO

Prologo: “Minotauro nella mitologia greca, mostro con la testa taurina e il corpo umano che viveva nel labirinto costruito nel palazzo di Crosso del re di Creta Minosse. Il Minotauro nacque da Pasifae, sposa di Minosse, e da un toro che il dio Poseidone aveva inviato al re, in segno della sua potenza. Ma Il toro, segno divino, emanava fascino e amore, la visione e la scena costruita dal dio impressionarono attraverso la supremazia della bellezza lo spirito di Minosse che rifiutò di sacrificarlo trasgredendo, ingenuamente, l’ordine del dio. Un umano che si ribella alle divinità merita la punizione soprannaturale e così l’affronto subito dal dio si trasformò da segno fausto in formula di vendetta. I poteri divini possono decidere che se tanto il toro fosse piaciuto al re nulla toglieva potesse piacere anche alla regina e farla innamorare. Pasifae chiede soccorso all’architetto inventore del filo a piombo e della squadra, l’ateniese Dedalo che le risolve il desiderio costruendo la sagoma di una falsa vacca, un simulacro con cui la regina potrà svolgere, mimetizzata ingannevolmente, la notoria copula innaturale tra umano e disumano. Quando Pasifae partorì il Minotauro, Minosse, sopraffatto dalla vergogna, ordinò allo stesso architetto di costruire un enorme palazzo, il labirinto, composto da sale e corridoi intricati da dove nessun essere umano sarebbe stato capace, una volta entrato, di uscirne. Confinato da Minosse nel labirinto, il Minotauro si nutriva di sette fanciulle e di sette fanciulli che ogni nove anni, Minosse esigeva da Atene come tributo di sottomissione. L'eroe greco Teseo, figlio di Egeo re di Atene, decise di porre fine a quel crudele sacrificio e si offrì come vittima sacrificale unita a altri coetanei figli della nobiltà ateniese destinati per obbligo al pagamento sacrificale del tributo. In verità, l’ intenzione di Teseo era uccidere il mostro taurino e tramite Arianna, figlia di Minosse, che folgorata dalla bellezza dell’eroe se ne innamorò, ricevette il mitico gomitolo di filo, consegnato, per la richiesta fratricida della principessa, dalla sapienza elevata del geniale architetto Dedalo. La semplice funzione dello strumento consisteva nell’essere fissata per un capo all'ingresso del labirinto e srotolato lungo il tragitto svolto dall’eroe verso il punto di dimora della figura taurina. Il Minotauro trovato addormentato venne trafitto a morte dalla lama di Teseo a cui, poi, fu facile riavvolgere il filo per ricondursi all’entrata del meandro salvando, così, Atene dall’impegno del dovuto tributo e i fanciulli dall’infausto destino del sacrificio”.
È questo il principio che “insanguina” le rappresentazioni d’arte di Spoltore 2007. Il gioco e il Labirinto rappresentano simbolicamente il comportamento degli uomini e quello della natura; l’antica dicotomia tra artificio e essere considerando l’arte, il linguaggio artistico, come arte del cognitivismo e della presa di coscienza del mondo in contrapposizione leggera con quanto detta il principio stesso della storia del labirinto e della teoria dei giochi. Qui, prendere coscienza significa svolgere il processo di conoscenza nella sua totalità, “mapparlo” e definirlo. Facendo riferimento a quanto ha “normalizzato”, e ha reso conversativo e dialettico, il critico Antonio Zimarino, si ha necessità di rinnovare lo sguardo sul mondo anche attraverso l’emergenza di riformulare atti etici di critica e di processi artistici. Si tratta di mettere in campo la valenza primaria della conoscenza a cui fa riferimento sostanziale l’imprintig, o la teoria degli istinti innati che fonde come corpo unico con quella dell'apprendimento la cui piattaforma riflessiva, secondo l'etologia di Lorenz, è semplicemente lo spirito di osservazione; la capacità di guardare e vedere ciò che è sotto gli occhi di tutti, e di trarre idee, principi, mediante analogie. Si tratta di crescita cognitiva e dell’archetipo inteso nella sua più profonda entità di modello primordiale (la sua parte junghiana che si colloca nella zona di “fuoco centrale”) indescrivibile in quanto la sua stessa natura, nel momento in cui lo si implica nella definizione cartesiana, inevitabilmente lo annulla; lo rende liquido diluito nell’Oceano metaforico delle significazioni e delle semantiche. L’immagine del meandro, così, diverrebbe “immagine fantastica” rientrando in pieno segno nelle reti contestuali appartenute a Bruno, ma prive di referenzialità comunicanti per il sistema polireticolare a cui appartiene la generazione degli attuali viventi e abitanti del pianeta. In breve lo si rende accessibile alla dimensione alienata, che non sempre “tutti” hanno il coraggio e la tenuta di affrontare o di attraversare con leggera libertà di pensiero. Ecco dunque il labirinto che appare nei corridoi mentali degli artisti a guisa di significazione di percorso e di processo. Appare come oggetto rievocante condizioni “esperenziali” che chiunque, almeno una volta nella propria esistenza, ha incontrato e incarnato inconsciamente, “cognitizzando” la sua posizione di attore solitario nella scena magica del mondo. Ma allo stesso momento appare la coscienza di essere condizione vivente collegato, attraverso una fitta rete sensibile e impercepibile, a un complesso meandro invisibile che collega altri esseri umani solitari disposti in un quadro collettivo che compone il fondo naturale degli “esistenti” nel qui e ora. Appare il labirinto Rete che definisce la civiltà, gli usi, costumi, canti, feste e rituali, aggiunto all’immaginario collettivo non occidentale, dove danzano i vuoti potenziali della foresta e del bosco validi contenitori di tutti “i possibili” avvenimenti, eventualismi e atti da maneggiare con il metodo della sensibilità e del rispetto all’ignoto. Appare il sensibile, la sensibilia che è assoluto strumento in dote agli artisti, che qui lo trasformano in sistema “autopoietico”, lo modellano in domande essenziali sul vivente apparse negli anni sessanta nell’agenda di Varela e Maturanai all’università di Santiago del Cile, e la cui combinazione si può riassumere in “cos’è la Vita?” Come si può comprendere, con parole e con concetti, questa cosa così complessa e difficile? È possibile fare questo? E unita a queste, la domanda sulla cognizione: come il vivente riconosce il proprio ambiente? Come riconosce gli altri viventi e li distingue?. Ecco il labirinto dell’ambiente che struttura il linguaggio e costruisce mondi. Ecco il gioco. Ecco il gioco come processo simulatorio per la presa di coscienza del percorso che altrimenti potrebbe risultare fatale. Ecco l’ immagine della mente come risultato di connessioni neurali, come una parte dell'anima, come un “elaboratore biologico di informazioni”, ma anche come un elemento dei processi identitari o come il riflesso di una collettività urbana che costruisce percorsi e forme architettoniche per incontrarsi, abitare e formarsi alla volontà occulta del proprio pianeta. Ecco l’arte che progetta modelli sensibili per la qualità cosciente di essere uomini e donne nei ruoli di “azionari” verbali a tempo determinato nel sistema vitale Geo. Ecco Spoltore che apre i primi segni di coscienza alla lotta per la qualità che richiede la bellezza di vivere e che attraverso il linguaggio artistico modella scene per la mente, connessioni neurali che aprono ad altre connessioni come salubre giardino dell'anima che Gianni Pedullà traduce con le sue ricercate forme proposte istintivamente dagli incontri con i tessuti; sete e modelli scultorei che diventano allegre magie fauste e cariche di nobiltà visiva che nel titolo”Babis” già raccontano il valore del gioco dell’infanzia nella costruzione comportamentale all’apprendimento del proprio punto di vista sul mondo. Si affranca l’inumanità poetica descritta nelle figure extrasensoriali, ma anche extraterrestri o post umane di Karin Andersen che dagli anni ottanta esplora con dovizia il mondo fantastico e fiabesco con la sensibilità berniniana del barocco, modellando comportamentismi quotidiani e abitudini a scene comuni con l’avanzamento visionario caro all’osservazione entomologica dedicando l’opera, non a caso, in omaggio a Jan Fabre. Da qui a un grande maestro dell’anticipo concettuale capace in ogni spazio e in ogni tempo puntellare a misura il senso del mondo e delle idee; Angelo Colangelo con -IL GIOCO - “La presenza del corpo, dei corpi, col loro peso, le loro articolazioni, le allusioni, gli scarti, le reticenze dei loro gesti – il linguaggio del corpo – La possibilità per l’osservatore di calarsi nell’evento senza filtri acculturati. Una percettività immediata – L’osservatore che entra ed esce dall’evento, che ne diventa protagonista, attore, per antica conoscenza dei processi mentali e fisici inerenti il gioco. Elaborazione tautologica Tableau Vivant”. E il gioco esplode nella sua bellezza artistica riportata alla pratica sottile della dimensione costruttiva dell’infanzia attraverso i neuroni allenati di Cecilia Falasca che di questa mostra ne paternizza il principio con la soggettiva avanzata ricerca che qui diventano istallazione di 100 tavolette di legno ricoperte di polvere di marmo e terre colorate (25 colori, ognuno sviluppato in 4 gradazioni seguendo l’idea dello spettro dei colori), le formelle sono unite da una linea bianca continua a rilievo che le attraversa tutte come una lunga onda. “Queste 100 formelle, verranno poi “disperse” in nuclei familiari come “semi” “proibiti” in un “labirinto” di relazioni che sarò tenuta a coltivare…”. E il senso dell’onda ritorna anche nel riconoscibile tratteggio poetico di Nino Barone abitudinario narratore della visone nel tempo della crescita della città. Qui il labirinto prevale sul segno storico dell’arte dove galleggiano in sottofondo le eternità ideali degli oggetti duchampiani, ruota di bicicletta che recupera, stranamente il senso cibernetico del nuovo mondo che appare. Ritorno alla genesi, invece, con il senso puro della seduzione visiva è “erotic fashion apple” nella profonda costruzione interattiva di Mandra Cerrone “installazione composta di tre elementi portanti- Mele con sulla buccia immagini erotiche, assolutamente commestibili. Proseguendo nella ricerca iniziata con le Ostie offro di nuovo del cibo psicomagico; attraverso il simbolismo della mela, reso più esplicito dall’ immagine che veicola, possiamo, mangiandone, integrare il peccato, la colpa, le proibizioni. “il giardino dell’Eden” testo tratto da “la malattia la trappola dell’eros” di Gabriella Mereu Lo esporrò perché secondo me, rileva perfettamente la fine differenza tra bene e male, (Eros e Lucifero) Un, ”urna” (potrebbe essere un bozzolo in cartapesta dorata).In cambio della mela invito i visitatori a rivelarmi in forma anonima il loro “frutto proibito” attraverso bigliettini predisposti da inserire nell’urna; pensavo a un bozzolo perché è possibile che si trasformino … non so, in farfalle... E’ un gioco, labirintico. Ho creduto di essere Arianna sull’isola deserta. Cambiando punto di vista divento Dedalo“…noi dobbiamo soltanto seguire il filo svolto dall’eroe. E dove avevamo creduto di trovare un mostro troveremo un dio, dove avevamo previsto di uccidere ci uccideremo, dove credevamo di dover proseguire, troveremo il centro della nostra esistenza, dove avevamo creduto d’essere soli troveremo tutta l’umanità”. Nella storia degli uomini bene-male, si rincorrono senza tregua, l’argomento è talmente atavico della dimensione umana da far apparire la sua discussione, al contempo: inutile ed indispensabile, oggettivo e soggettivo accidentale ed intenzionale. Del resto basta sollevare lo sguardo dal proprio punto di vista per un attimo, prendere le distanze da se, allungare la prospettiva e si può confondersi tra l’uno e l’altro”. E il bene e il male diventano materia rotante nell’opera di Gaetano Di Francesco mosaico ceramica bianco e nero, cm2x2 struttura e base in ferro e meccanismo rotante. Il gioco si traduce in movimento ingannevole per la percezione incapace di distinguere, come nella nostra accelerata condizione globale, il senso semantico del contatto e delle parti: “Nella disincantata, rigorosa sintesi visiva dell’opera, tutta la storia viene compresa ed espressa in una frazione di secondo, bene e male sono vicinissimi, anzi contrapposti, basta un secondo per girare il punto di vista e ci troviamo di fronte l’altro, il bene o il male. Eppure da un punto di vista dell’uno l’altro è inaccessibile, inimmaginabile perché nascosto dal primo. Ancora il movimento confonde fino all’estremo di ”non leggibilità” del problema, qualunque esso sia, e comprende in questo la necessaria ineluttabilità di con-tenere le molteplici identità sociali ma anche individuali. Ha un senso chiudere il discorso?”. Modusmediandi con FIRST LIFE recupera in chiave contemporanea il linguaggio avviato dagli antichi amanti di natura morta con frutta, ortaggi, fiori, animali, insetti raccolti da fine Cinquecento a metà Settecento, dai vari Medici collezionisti, appassionati del genere: dal granduca Cosimo II all’Elettrice Palatina attraverso vari granduchi, mogli e fratelli, tutti dotati di ottimo gusto. Ciascuno di loro prediligeva un certo tipo di natura morta e particolari pittori, italiani, fiamminghi e olandesi, cui commissionava opere da collocare nelle numerose residenze di campagna sparse nel territorio. Qui, invece, “[…] il fruitore sceglie di diventarne protagonista tramite la registrazione on line di un avatar, a cui assegnare aspetti fisici e aratteriali a proprio piacimento: un alter ego virtuale che come in un videogame collettivo vive in un universo virtuale, abitato dalla star, dal vicino di casa, dal ricco magnate etc.. trascorrendo una vita più o meno normale, ma sempre Virtuale”. E il virtuale cibernetico, esplode nella sua applicazione ricercata dal cyber painter Marco Cardini. “Semina Sowing” presentato alla 52esima Biennale Venezia dall’estetologo cibernetico Giuseppe Siano è il principio di attenzione agli atti performativi dell’artista “la cui pecularietà è interagire con un nuovo linguaggio elaborato dal computer. Il suo intento è quello di cercare un ulteriore nesso concettuale con l’opera di Beuys rimasta progetto nel titolo Semina Montana Operazione elicottero.[ …] l’artista usa il gesto o alcune sagome o un pennello elettronico o la propria mano virtuale come portatori d’informazione, e usa il programma della macchina come rivelatore d’informazione”. Riapre così un campo già iniziato negli anni novanta nell’idea geniale da Michele Mariano che adesso traduce idee in altre idee per un rete infinita di occasioni geniali offerte dalla maturità raggiunta dal pensiero lanciato oltre ogni possibile confine del copro e dello spazio e ritornante come aria salubre del sapere nei circuiti spassionati del sistema del gioco avviluppando il senso intenso e leggero della storia dell’arte direttamente nelle tessiture a rete delle sinapsi, autonome e sufficienti come un graduale mondo tibetano ricodificato in labirintiche maniere contemporanee capaci di assorbire la vita come miele che sboccia dalla stessa proposta esistenziale messa nelle condizioni di dare il suo massimo estremo servizio all’idea tradotta ripetutamente in inganno giocoso con se stessi sentiti e captati quotidianamente come frammenti riflessi nella luce di migliaia di specchi labirintizzati nella collocazione e nella forma. Da qui l’arte della semplificazione che attiva sempre la passionale visione di Luciana Picchiello che davanti alla presentazione di un tema sintetizza con gesto sublime il senso del messaggio e la forza del mito riconducendolo agli echi della poesia borghesiana e alla pratiche investigative della criminologia che ha sempre il dovere, attraverso gli indizi e gli scorci, di avanzare ipotesi probabilistiche che accumulano senso continuativo e concreto nella capacità di saper unire il tracciato che divide il causale dal suo effetto. Così il Minotauro divenata il segno scientifico che stabilizza il punto e il luogo dell’evento e il filo la conduzione del pensiero ricercatore attraverso le maglie pietrificate della città. Antonio Laurelli e Franco Valente da qui aprono porte che invitano a corridoi immaginari da creare nella produzione menatle degli spettatori. Le città sono fatte di porte in cui si entra e si esce, porte materiche che si affacciano sulla vita collettiva attraverso vetrate trasparenti in cui entrano i gesti e le azioni esterne attivando retine osservatrici e attenzioni endogene direttamente collegate con la vita della città. E ancora la città, con la sua memoria atavica riportata nella comunanza sapiente e spirituale di Mario Serra, Ernesto Saquella, e Terrigno attraverso un insieme procedurale che sperimenta l’accordo delle tecniche artigianali e la sua riproposta nella luce captata dallo strumento fotografico. Ciberarte che si muove da una dimensione all’altra, dalla pittura all’obbiettivo passando nell’anima del luogo che esprime la bottega rinascimentale. Alchimie sottili che respirano il compito e il dovere di riattivare la tradizione storica della città con le molecole ideali e propulsive messe in forma percettiva dall’accordo empatico degli artisti. E la consapevolezza prende il seguito attraverso l’occhio scenografico di Nicola Macolino che ricuce il virtuale teatrale nella realtà visiva del luogo vero. Sintetizza la globalità invasiva con spazi prospettici emanati dalla cornice ideale che confina la scena; messaggeria di nobiltà partecipative dove la collettività si identifica riprendendo la sostanza salubre propagandata dall’antica maniera della commedia dell’arte e in questo spazio si inserisce anche l’opera eclatante e scultorea di Vanni Macchiagodena che traduce gli aspetti preoccupanti del bene e del male in forme antropomorfe alienate dai pieni e dai vuoti come una elezione nobiliare dell’ottica in cui la materia e la percezione giocano alla sostituzione semantica delle idee e delle analogie costituendosi parti grammaticali in ricerca spaziale di una probabile o probabilistica sintassi la stessa che Vincenzo Mascia traduce nella tradizionale appurata maniera “Madì” rinfocolando i cromatismi geometrici con i tagli e le ricomposizioni degli oggetti e delle forme che diventano architetture fantastiche viventi negli spazi prestati delle architetture cittadine dove a volte la scenografia ribalta il senso del peccato riprendendosi le forme originarie di un serpente che scivola sul tronco e si avvicina, attraverso l’opera di Edoardo Iaccheo al sistema acustico dello spettatore come una linea significativa che si muove dal piano terra verso il sistema cognitivo che dovrà convincere e sedurre alla bontà del peccato. In fin dei conti, siamo tutti derivati di Eva; siamo tutti immersi nel nostro labirinto quotidiano in attesa ….di gioco.

SEMIPROIBITI - comunicato stampa





Manifestazione culturale“I Colori del Territorio - Semiproibiti”10-15 luglio 2007
Comunicato stampa
L’Associazione culturale “I colori del Territorio” di Spoltore promuove per la stagione 2007 l’ottava edizione della manifestazione “I Colori del Territorio - Semiproibiti” dal 10 al 15 luglio.
Il lavoro assiduo di eventi culturali svolto nell’arco dell’intero anno porta quasi naturalmente alla definizione e alla programmazione della manifestazione più rappresentativa per l’associazione, nella quale profondono il loro impegno persone che volontariamente mettono a disposizione le proprie competenze.La realizzazione della manifestazione questo anno sarà possibile grazie alla sensibilità dimostrata dalla Città di Spoltore, dalla Presidenza del Consiglio della Città di Pescara, dalla Provincia di Pescara e dalla Presidenza del Consiglio della Regione Abruzzo che hanno concesso il loro patrocinio.
Un settore importante della manifestazione rimane quello dell’arte, il cui tema specifico è “Labirinto in gioco: arte, voce della natura”, curato dal critico d’arte Antonio Picariello.
Gli artisti Gianni Pedullà Karin Andersen Angelo Colangelo Mandra Cerrone Franco Fiorillo Cecilia Falasca Nino Barone Mario Serra Ernesto Saquella Nicola Macolino Vincenzo Mascia Macchiagodena Vanni Luciana Picchiello Antonio Laurelli Franco Valente Edoardo Iaccheo Gaetano Di Francesco Michele Mariano Marco Cardini - e altri esporranno nei luoghi più significativi di Spoltore. Costituendo così un centro originario di una nuova maniera di intendere l’arte quale portatrice di una progettualità capace di rilevare l’essenza del sistema sociale attuale e trasformarla in linguaggio artistico.
Tutti gli allestimenti rimarranno aperti fino al 15 luglio presso l’Area E-spò, la Casa della Cultura, la Società Operaia di Mutuo Soccorso ed in altri locali messi gentilmente a disposizione dai residenti.Sono previsti laboratori di musica e danza popolare che avranno il loro apice nelle festa dei laboratori che si terrà venerdì 13 luglio e in particolare sono in programma:
Ø Laboratorio di danza: Pizzica -Pizzica con Franca Tarantino della Nuova Compagnia di Canto Popolare;
Ø Laboratori di Tamburello con Davide Conte dell’Ensamble Italica dei Tamburi a Cornice.
In contemporanea si svolgerà lo Stage di BUTOH tenuto da Pier Paolo Koss rivolto a danzatori, a attori e a chiunque voglia ritrovare una maggiore consapevolezza del proprio corpo.
Il 12 luglio, ore 18,30, sarà il giorno di apertura ufficiale della manifestazione “I colori del territorio - Semiproibiti” presso la Biblioteca Comunale di Spoltore, nel corso della quale si presenteranno tutte le iniziative in programma alla presenza degli esponenti di rilievo delle istituzioni patrocinanti la manifestazione, rappresentati delle associazioni, critici d’arte, artisti e curatori dei vari settori.
Sarà allestita presso la Casa della Cultura di Spoltore una mostra di abiti tradizionali abruzzesi (periodo compreso tra il ‘700 e l’Unità d’Italia) facenti parte della collezione privata del Prof. Francesco Stoppa ed una sul corredo da parte della dott.ssa Maria Concetta Nicolai.
In particolare presso la Società Operaia di Mutuo Soccorso di Spoltore la serata si concluderà con la performance e video installazione di Pier Paolo Koss dal titolo SHADOW OF TIME con musiche ed esecuzione di Andrea Mazzone.
Al Belvedere il 13 luglio sarà presentato il progetto di “Geo-storia” sulla rappresentazione della città, curato da Maria Jenie Rossi con la Scuola Media “Benedetto Croce” di Pescara.
Presso l’Azienda Agricola “La Quagliera” di Spoltore il 14 luglio sarà presentata l’iniziativa “La rete degli Agricoltori custodi” a cura di Ferdinando Renzetti, un’azione importante e un grande gesto educativo per recuperare semi antichi e riprodurli condividendo l’esperienza con altri coltivatori.
La manifestazione conclusiva è prevista per il 15 luglio a Piazza d’Albenzio con il concerto del gruppo “Ensamble Italica dei Tamburi a Cornice” il cui organico è formato da musicisti provenienti dalla musica tradizionale di quattro regioni differenti (Lazio, Abruzzo, Puglia e Calabria), rappresentanti delle principali musiche tradizionali del centro e del sud Italia.
Direzione artistica: Edgardo Cotellucci
Coordinamento generale: Elisabetta Di Luca, Donatella Perpetua, Lorena Tatonetti, Gregorio Fresa, Prisca Montani, Enia Pacifico, Mario Piscione,Pino Petraccia
Coordinamento settore arte: Maria Jenie Rossi, Cecilia Falasca, Mandra Cerrone, Angelo Colangelo, Peppe Cocca, Ottavio Perpetua, Stefano D’Ettorre
Segreteria: Sandra Spadaccini
Addetto stampa: Ivan D’Alberto, Ida Icone
Info e documentazione: Area E-spò Via Dietro Le Mura 16/1 Spoltore
http://www.icoloridelterritorio.org/
Tel.:Edgardo 338 5619192 - Sandra 328 1281836 - Ida 349 4043952
La conferenza stampa è per venerdì 6 alle ore 11,00 a Pescara presso la Regionein Viale Bovio.

18 marzo 2007

DJAMBADON 25 marzo 2007

DJAMBADON giornata a sostegno del progetto "Maison de la Culture"in Senegal
Il ricavato della cena “Solidale” (costo15 euro) servirà a finanziare la spedizione del container di materiali che stiamo raccogliendo per rendere operativa la Maison De La Culture a Ndangane (Senegal). La struttura è stata completata, mancano per renderla operativa: pavimentazioni, sanitari e arredi. Materiali che stiamo raccogliendo tramite acquisti e donazioni e che spediremo in Aprile.
evento promosso da :
Ass. Cult. Baobab Pescara
Ass. I Colori del Territorio
Ass. Mate di Chieti
Ass Miladonnambiente
Fondazione Benito Merenda
Consulta dei Migranti Comune di Pescara
B.I.O. Baobab International Orchestra
O.C.A Orchestra Città Aperta L'Aquila
Fuso Orario-Territori Sonori
Scuola Popolare di Musica Pescara
Ecoistituto Abruzzese EVA
Rete Non Violenta Abruzzo - nodo Pe/Ch della Reta Lilliput

Progetto " Maison de la Culture"
realizzato da:
Ass Baobab
Presidenza Consiglio Comunale di Pescara Ufficio Cooperazione Internazionale
Regione Abruzzo
IL Manifesto Produzioni Musicali
PROGRAMMA
ore 17.00
laboratorio con i bambini di Spoltore sul tema dell'integrazione con operatori didattici e animatori.
ore 18.30 Tavola rotonda MAISON DE LA CULTURA breve relazione sullo stato dei lavori della Maison e sui prossimi progetti legati ad essa
interverranno:
Alain Goussot, docente di pedagogia all'Università di Cesena ed esperto di Cooperazione Internazionale
Gianni Melilla, presidente del consiglio comunale di Pescara
Pino Petraccia, presidente dell'Associazione Baobab
Edgardo Cotellucci, presidente dell'Associazione I colori del territorio
Ndiaga Gaye, presidente della consulta degli immigrati del Comune di Pescara
coordina: Edvige Ricci, Associazione Miladonnambiente
ore 19.30
Animazione tra le vie di Spoltore con la Scuola di Percussioni Baobab P.zza D'Albenzio, via del Corso P.zza Di Marzio- Largo Belvedere Area E-Spòore
19.30
Aperitivo Baobab in consolle Jimmi Fascina breve percorso musicale nel continente Africano
ore 20.30
Piccola Orchestra di fiati O.C.A. Orchestra Città Aperta (L’Aquila)
ore 21.00
Area E-Spò CENA MULTIETNICA " L' Abruzzo e L'Africa si incontrano a tavola" curato e realizzato da cuoche abruzzesi e senegalesi.
Durante la cena dimostrazione di lavoro con il maestro Antonio Franciosa e gli allievi del corso di tamburello
ore 21.00
Area E-Spò
Area E-Video Proiezioni video di Emanuela Barbi, Mandra Cerrone, Angelo Colangelo, Enzo De Leonibus, Franco Fiorillo
Area E-Concerti - Jeof Warren Sax, Flauto traverso- Gerardo Destino, tabla indiane - Performance della scuola di danze e percussioni Baobab con ospiti del Balletto Nazionale del Senegal “Pagine dall’Africa” versi, pensieri, aforismi su e dall'Africa a cura di Giovanni Di Iacovo ore 24.00
Area EXPO' musica in consolle Jimmi Fascina.

I biglietti per la cena(posti limitati) si possono acquistare contattando le seguenti persone: Silvana Latini 335/7702925
Emy Della Penna 328/3559464
Edgardo Cotellucci 338/5619192

29 gennaio 2007

25 gennaio 2007 - foto
















21 gennaio 2007

25 gennaio 2007


INVITO
giovedi 25 gennaio, ore 18,00
Area E-spò
via Dietro le mura 16/1, Spoltore, PE
mostra, video, intervista/dibattito
a cura di Antonio Picariello
artisti
Igor Cascella, Enzo De Leonibus, Stefania Di Bussolo,
Cecila Falasca,Jorg Grünert, Antonio Matarazzo,
Giovanni Mostarda, Stefania Silvidii

Ass. Cult. I Colori del Territorio

3 gennaio 2007

LABORATORI DI MUSICA TRADIZIONALE


Associazione Culturale I COLORI DEL TERRITORIO
in collaborazione con
Associazione Culturale IL PASSAGALLO
Associazione SPAZI NEUTRALI
Centro Antropologico Territoriale degli Abruzzi
presenta
LABORATORI DI MUSICA TRADIZIONALE
da Novembre 2006 a giugno 2007
Laboratorio di apprendimento della danza tradizionale con esecuzioni musicali dal vivo
docente Francesco Stoppa
Laboratorio di tamburi a cornice
insegnante Davide Conti
Laboratorio di chitarra/chitarra battente
Laboratorio di zampogna
Laboratorio di organetto a due e otto bassi
Laboratorio di violino e mandolo
insegnanti. Carlo Di Silvestro, Marco Giacintucci, Guerino Marchigiani